POPOLI

30,00

2° Connubio tra Arte e Poesia

100 Tavole  Pittoriche di ROBERTO CAU

100 Versi Poetici di DOMENICO CUGUSI

Pag. 120 – Formato 14×21

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Descrizione

Il fiume in piena, squarcia il velo che lo opprime, supera ostacoli, barriere, argini. S’invola, solitario, vincitore ed unico spettatore dell’evento, travolge piccole miserie umane, presunzioni, superbie e prosopopea di forme vuote ed inutili, sgrammaticati professori di lettere che non conoscono i versi dei poeti, o l’insegnante di disegno che non conosce le tecniche pittoriche, e s’avventurano, entrambi, in un mondo, per loro sconosciuto, il mondo della magia, della genialità, dello sguardo fanciullo dell’arte che non ha confini, ipocrisie, bassezze, invidie e atteggiamenti mediocremente snob, tipico di certi che non avendo visto nulla credono di sapere tutto. Ed il poeta, costretto in recinti abitativi e sociali, intellettualmente ristretti, pur discendendo dagli alti picchi di Elicona, dove la Musa ispiratrice  l’ha allattato, elabora percorsi minimi per i mortali e parafrasando Petrarca … che per cosa mirabile s’addita chi vuol far d’Elicona nascer fiume, ed il fiume fa scendere  in campidano a dare un senso a terre aride e a farle germogliare. Insuperbite terre grazie al fiume, s’arrogano il diritto di sentirsi fertili e quei mirabili frutti, che colgono, provengono da linfe lontane. Come i versi che inondano i fogli d’inchiostro, i segni che la mente incide nelle parole, disegni mentali d’alte sfere. Cosa può leggere il misero che appena confonde il limitare dello sguardo, arriccia il naso bagnato, e non si chiederà mai perché l’aquila voli più in alto, oltre il suo sguardo da lombrico, e il leone quando ruggisce, scuota la valle e faccia increspare l’onda che impaurisce chi non sa nuotare. E basta un segno, uno svolazzo di colore, un omino perso nelle sue paure, perché l’artista, il pensatore massimo, d’alto ingegno levato, che fa, eufemisticamente, sintesi a priori, intuisca l’idea, la superi, vada oltre la stessa arte e sveli,  agli increduli astanti, ciò che avrebbero voluto esprimere, potenzialmente, in un divenire che solo pochi riescono a concretizzare. Il genio che anticipa gli eventi, che quando si realizzano appaiono normali cose di ogni giorno, ma solo dopo che lui le ha codificate, ha spalancato finestre, porte, aperto le menti. Solo dopo che la luce ha squarciato le tenebre, solo allora, senza neppure le menti, bastando gli occhi, s’accorgono di esistere.

Ma ha un senso quello che facciamo, ciò che scriviamo, i segni sul foglio, gli scarabocchi di colore,

i pensieri elevati all’ennesima potenza …  ha un senso sopravvivere al futuro? Dove i fogli bianchi non vengono riempiti, dove l’inchiostro si è seccato, raggrumato come il pensiero che non pensa, il cervello in disfacimento. Ed allora, diamo i nostri fogli al vento, che li disperda, in quale luogo e in quale tempo, non importa, sarà il destino, a decidere … noi restiamo inutili sognatori provenienti dal passato, archeologia, illusi, in un mondo che si allontana dal pensiero.

Chi troverà quei fogli, forse cercherà di comprendere, forse decifrare, quando il mondo si ricomporrà, dopo la catastrofe tecnologica, dei post umanoidi, ma non capiranno. Come i giovani del futuro presente.

Noi siamo in movimento perenne senza meta … indietro nel tempo.       DOMENICO  CUGUSI

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