I giorni della vita

16,00

Giorgio Luciano Pani

Pag. 90

Formato 14 x 21

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Descrizione

La raccolta di poesie di Giorgio Luciano Pani “I GIORNI DELLA VITA. Ieri, oggi… forse domani” evidenzia, fedelmente, l’importanza che il fattore temporale riveste, per l’Autore nella trattazione poetica. Le molteplici tematiche cantate (la sociale, la naturalistica, la storica e la sentimentale) abbracciano ora epoche passate, ora l’oggi con più di un accenno all’avvenire. Lo stile, in versi sciolti, è improntato alla chiarezza espressiva, con i concetti ben delineati in ciascuna composizione: ciò rende molto gradevole la lettura. Il senso dei vividi colori ambientali e stagionali, di cui è dotato l’Autore, si manifesta sempre nelle molte poesie, in cui egli canta la bellezza delle coste, del territorio e dei monti dell’Oristanese. Al proposito, segnalo la preminente attualità della poesia “Terra Bruciata”, nella quale l’Autore, con autentica sensibilità sociale, denuncia la piaga degli incendi dolosi, devastanti la Terra Sarda. Più volte, io stesso mi sono soffermato su tale questione, oralmente o per iscritto. Questa poesia è un originale modello di realismo poetico, perché unisce il crudo realismo degli effetti incendiari al realismo, descrittivo dell’originaria bellezza della Terra. Le poesie di tematica storica appartengono al genere della “Poesia Colta” e in essa affiorano il sentimento comunitario e il senso del Progresso. Sono di spicco, per l’impronta classica delle loro rievocazioni, le poesie dedicate ai Giganti di Mont ’e Prama e a Eleonora d’Arborea. Oltre che sugli eventi storici, l’Autore si sofferma, meditatamente, sul tema del Tempo, che ha importanza etica nella condotta della vita individuale, perché il presente va indirizzato al Bene, come si evince dai versi centrali della poesia “Il Tempo”: “Non perderti dietro vane illusioni. Ama con cuore puro e dona le tue rose”. Arrivo all’ultima considerazione: la Raccolta delle poesie di Giorgio Luciano Pani, davvero multiforme, è conferma, per me, di quanto lessi in uno scritto in prosa, del 1930, del poeta Giuseppe Ungaretti: “L’istinto più profondo dell’arte va verso la vita, verso un desiderio di vita”.

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